CURIOSITÀ SUI TAROCCHI PARTE 9
Il tarocco ha conosciuto in Italia, dove è nato all'inizio del Quattrocento, una lunga storia. Oggi il mazzo più classico è chiamato Tarocco Piemontese, e anche se esistono altre forme, come il Tarocchino Bolognese o il Tarocco Siciliano, quello piemontese rimane l'unico mazzo italiano di tarocchi con settantotto carte. Il gioco dei tarocchi è una tradizione ancora viva in Piemonte, particolarmente a Torino e a Pinerolo.
Evidentemente è il Tarocco Piemontese che qui viene usato, ma che ritroviamo d'uso comune anche in Sicilia. Queste carte sono state manifestamente modernizzate a "figura doppia", cioè non mostrano una figura completa, in piedi, ma separata in due mezze figure, uguali e contrapposte.
Il Tarocco Piemontese ha alcune particolarità che meritano d'essere rilevate. Anzitutto i ventidue Trionfi portano numeri arabi, dallo 0 al 21, scritti sui lati e che indicano la natura della figura:
11 è il Bagatto, il 6 rappresenta gli Amanti, il 12 è l'Appeso, il 20 l'Angelo e cosi via. Inoltre, dell'Appeso solo la parte bassa è visibile; il Matto - il numero zero - è ornato da una farfalla e le carte numerali nei semi di Spade e Bastoni recano numeri romani ai lati.
Questo mazzo è originato da un modello più vecchio, dove le figure erano intere e i numeri sui Trionfi erano romani; stranamente, questo modello non era italiano, ma francese! Come vedremo, la storia del tarocco in Piemonte è più complessa di quel che si potrebbe credere.
IL TAROCCO DI GIOVANNI VACCHETTA:
Egli realizzò un nuovo mazzo di tarocchi, da lui definiti Naibi per ricollegarsi idealmente allo stile tardo-medievale che amava tanto. Il termine Naibi, infatti, s'incontra per la prima volta in Italia verso il 1370, con riferimento alle comuni carte da gioco. Purtroppo, sia le matrici per la stampa sia i disegni preparatori sono perduti, ma restano i fogli stampati, che rispecchiano fedelmente la qualità dei disegni.
A parte lo stile, i Naibi di Giovanni Vacchetta sono interessanti per il loro contenuto. Infatti, gli Arcani Maggiori sono una rielaborazione che risente sia dei tradizionali tarocchi piemontesi sia dei tarocchi cartomantici di Etteilla (il cosiddetto Libro di Thoth, o Gioco dei 78 Tarocchi egiziani), resi ovviamente con uno stile robusto e raffinato al tempo stesso.
Per le figure di Corte (Fante, Cavaliere, Regina, Re) si ispirò all'arte quattro-centesca, che ben conosceva, ed in particolare alla letteratura cavalleresca. Aveva avuto modo di studiare direttamente alcuni preziosi codici illustrati, tra i quali un'opera dei fratelli De Limbour8, che era conservata presso la Biblioteca Nazionale di Torino, prima che il disgraziato incendio del 1901 la distruggesse quali completamente.
Vi ringrazio per aver letto il mio blog e spero vi sia piaciuto perché questo argomento mi ha incuriosita un sacco e volevo condividerlo con voi. Le informazioni le ho reperite tramite un libro preso in biblioteca e la composizione d’immagini che ho inserito le ho create io con un programma per farle risaltare (ovvero la cornice, i colori e il carattere di scrittura).
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